domenica 22 febbraio 2009

No al Cie a Caserta!

Da indiscrezioni di stampa, pare che il governo Berlusconi abbia individuato tra le sedi dei Cie (Centri di identificazione e espulsione,gli ex Cpt) una zona che «ha un collegamento veloce con l'aeroporto di Capodichino» nella provincia di Caserta.
Questo nuovo centro di vera e propria detenzione non a caso verrà costruito nella nostra provincia, una delle più densamente popolate da migranti, e dove esistono comunità provenienti da tutto il mondo sul territorio, da Castel Volturno all'Agro Aversano, una provocazione bell'e buona che va respinta e combattuta. Quaranta milioni di euro verranno spesi per costruire i nuovi Cie, fondi tolti allo sviluppo del Meridione, all'istruzione e alla sanità, per incarcerare donne, giovani, lavoratori, fuggiti dalla fame e dalle guerre.
Il Partito della Rifondazione Comunista è pronto a partecipare, promuovere e costruire ogni tipo di mobilitazione, assieme alle altre forze antirazziste, contro questo ennesimo attacco xenofobo che si inquadra nella strategia della "paura" promossa dal governo Berlusconi: in una terra martoriata, si prova ancora una volta a dividere gli sfruttati su basi etniche, costruendo un monumento alla discriminazione razziale.
La lotta di Lampedusa, con l'unità tra i lavoratori dell'isola e i migranti scappati dal Cie, deve essere da esempio nella nostra mobilitazione antirazzista, costruiamo la solidarietà di classe tra gli sfruttati.

Dipartimento migranti e solidarietà internazionale della Federazione del PRC di Caserta

martedì 3 febbraio 2009

Il pacchetto sicurezza e l'esempio di Lampedusa

Gli episodi razzisti di questi giorni sono la testimonianza di come il governo sia riuscito con la sua politica xenofoba a creare un clima di odio e violenza contro gli immigrati.

Una bomba contro una lavanderia gestita da cingalesi in provincia di Como, aggressioni contro immigrati in numerose città, il rogo di un indiano a Nettuno, oltre agli episodi legati allo stupro barbaro di Guidonia, danno un’idea del clima in Italia verso gli immigrati, sottolineando e amplificando nei mass-media i delitti commessi da essi, e occultando (sono la maggior parte) le atrocità commesse da delinquenti italiani.

La discussione alle Camere sul pacchetto sicurezza è caratterizzata dalle provocazioni della Lega Nord, che sta provando a peggiorare ancora di più la condizione dei migranti in Italia, con proposte quali l’introduzione di nuove tasse sui permessi di soggiorno (che invece di 75 euro, verrebbero a costarne oltre 200), il reato di immigrazione clandestina (già approvato dal Senato, punibile con multe fino a 10.000 euro), i 18 mesi di trattenimento nei Cpt. Si vuole insomma discriminare il 30% dei lavoratori in Italia, condannando a un presente di miseria e di sfruttamento centinaia di migliaia di migranti, pronti per l’espulsione.

Oltre questo, i ministri Maroni e Sacconi hanno firmato il 14 gennaio 2009 una circolare dove si limita l’accesso al lavoro dei cittadini rumeni e bulgari, nonostante i loro paesi siano all’interno dell’Unione Europea. Insomma, le dichiarazioni del leghista Roberto Cota sul lavoro da dare agli italiani e non agli immigrati, dividendo così i lavoratori e il proletariato in una guerra tra poveri, si sta provando a tradurle in realtà.

La crisi economica rischia di espellere dal ciclo produttivo per primi proprio i lavoratori migranti, che così perderebbero anche il permesso di soggiorno, e quindi rischiando l’espulsione o l’internamento nei Cpt.

Un emendamento presentato più volte dalla Lega vuole introdurre l’obbligo di denuncia dei clandestini a cui vengono fornite cure sanitarie, che, se approvato, trasformerebbe gli ospedali in luoghi di persecuzione e non di cura e assistenza.

Di fronte a queste politiche xenofobe, comincia a emergere una risposta di unità tra italiani e immigrati negli ultimi giorni a Massa e a Lampedusa, su questioni diverse, ma che sono riuscite a essere al centro del dibattito politico,

A Lampedusa si lotta contro l’istituzione del Centro di identificazione e espulsione (Cie) nell’ex caserma NATO , dove trattenere fino a 18 mesi chi sbarca nell’isola, creando così una sorta di “Alcatraz del Mediterraneo”, un carcere a cielo aperto per chi fugge dalla miseria e dalla barbarie. Mentre le scuole cadono a pezzi, il governo italiano trova i fondi per costruire una vera e propria fortezza dove rinchiudere i migranti, e lasciare nella miseria Lampedusa.

Il 24 gennaio, circa duemila immigrati sono riusciti a scappare dal Cpa e a unirsi allo sciopero generale che ha paralizzato l’isola, accolti dalla popolazione, e con le loro testimonianze degli orrori subiti nel centro, con le torture e le percosse quotidiane hanno raccolto la solidarietà dei lampedusani.

Nonostante si vogliano rinchiudere migliaia di migranti nel centro, l'ex caserma della Nato non potrà ospitare, a lavori finiti, più di duecento o trecento persone da espellere immediatamente o quasi nei loro Paesi di origine. La maggior parte degli sbarchi, il 75% nel 2008, riguarda persone che richiedono asilo perché provenienti da paesi in guerra. Dunque per loro il Cie sarà inutilizzabile, visto che la legge vieta di rinchiudere aspiranti rifugiati, ma per il governo Berlusconi e i razzisti della Lega le leggi sono troppo poco severe. Le denunce delle organizzazioni che lavorano nel Centro di permanenza temporanea raccolgono dati terribili, Save the children ha pubblicato un dossier sui minori passati nel centro nel 2008: 2626, ovvero l'otto percento dei quasi 32mila migranti approdati sull'isola. Per loro, denuncia Save the children, «le condizioni igieniche sono inadeguate come le procedure per l'accertamento medico dell'età» mentre molti sono costretti a rimanere nel Cpa anche 37 giorni, invece delle legali 48 ore, prima di venire trasferiti altrove.

Contro il pacchetto “razzismo” dobbiamo provare a estendere la lotta di Lampedusa in ogni luogo, contro i Cpt e i provvedimenti xenofobi e fascisti volti a reprimere e a espellere gli immigrati, e a iniettare il germe dell’odio razziale tra i lavoratori: l’unità di classe senza frontiere per far pagare la crisi ai padroni, questo è il nostro programma.

Giovanni Savino